Una lettura psicologica di un fenomeno sociale 

 

Di fronte ai fatti di cronaca nera accaduti in questi giorni nelle nostre città, ci si interroga su come sia possibile che di fronte a un atto aggressivo, che ha portato alla morte di una persona in una via popolata della città, nessuno dei passanti sia stato in grado di intervenire per fermare ciò che stava accadendo.

Questo crea in tutti noi paura, sgomento e incredulità. Ci si pone di fronte a degli interrogativi sull’umanità, su i suoi valori e non ci riconosciamo.

Per capire meglio cosa sia accaduto dal punto di vista psicologico, bisogna andare un pochino indietro nel tempo.

Nel 1964 a New York si verificò l’assassinio di Kitty Genovese nel quartiere di Kew Gardens.

Kitty stava tornando a casa in auto molto tardi e parcheggio nei pressi della sua abitazione. Fu avvicinata da un uomo che le corse dietro e la raggiunse in breve tempo, accoltellandola alla schiena. Quando la donna gridò, le sue urla furono udite da parecchi vicinati, ma pochi di loro riconobbero queste urla strazianti come richiesta d’aiuto. Dalle indagini effettuate successivamente, l’aggressione durò almeno mezz’ora. Pochi minuti dopo la fine di questo atto, un testimone chiamò la polizia.

Quando emersero maggiori particolari sull’episodio venne determinato che molto probabilmente la ragazza sarebbe sopravvissuta se avesse ricevuto soccorso nei minuti precedenti.

Successivamente le indagini rilevarono che una dozzina di vicini avevano avuto modo di osservare e udire parti dell’attacco. Solo un soggetto fu in grado di chiamare i soccorsi.

La storia di questo assassinio scosse profondamente l’America che si interrogò su come fosse stato possibile.

Il famoso servizio del giornale dette l’avvio a una serie di ricerche della psicologia sociale sull’effetto spettatore. Gli psicologi sociali Bibb Latanè  e John Darley iniziarono una serie di ricerche sui motivi per cui le persone non sempre intervengono di fronte alle emergenze.

I risultati delle loro ricerche, pubblicati nel libro “ The Unresponsive bystander: Why doesen’t he help? “ portarono all’elaborazione dei concetti come ignoranza pluralistica e diffusione di responsabilità.

L’apatia degli astanti  è un fenomeno che include quei casi in cui gli individui non offrono alcun aiuto a una persona in difficoltà, in una situazione di emergenza, quando sono presenti anche altre persone. La probabilità dell’intervento è inversamente correlato al numero degli spettatori (detto in parole povere sarà maggiore la probabilità che qualcuno farà qualcosa, minore il numero di persone presenti).

Numerose variabili determinano questo fenomeno sociale che la psicologia sociale ha studiato per diverso tempo e sono: l’ambiguità della situazione, la coesione sociale, ma in particolar modo la diffusione di responsabilità.

Per diffusione di responsabilità si intende che quando sono presenti diverse persone ad assistere a un evento che va contro le regole della società, ciascun soggetto tende ad assumersi una minor responsabilità rispetto a ciò che sta accadendo, proprio perché sono presenti altre persone insieme a lui che hanno anche loro una loro piccola porzione di responsabilità e ciò porta l’individuo a non agire cosa che magari non avrebbe mai fatto se fosse stato da solo.

Non meno importante è che il cervello che è bombardato da continue informazioni che provengono dalla realtà, non può analizzare tutte le informazioni come fossero le prime quindi si affida a degli schemi mentali per fare delle inferenze sul mondo e giungere velocemente a una valutazione della realtà, spesso utilizza il confronto sociale.

Per ignoranza pluralistica si intende un processo che coinvolge le persone quando sono all’interno di un gruppo. Ciascuno pensa che gli altri abbiano più informazioni sula situazione e quindi di fronte a un evento ambiguo le persone osservano un comportamento altrui per cercarlo di interpretare correttamente senza considerare che anche gli altri fanno lo stesso. Ciò porta un’elevata probabilità di inazione.